Il testo è scritto da Vincenzo Cacciuttolo, Medico Psichiatra, socio del nuovo Club Isola di Procida, il quale, sotto forma di narrazione, racconta la nascita del Club.

C’era una volta un’isola, che si specchiava nel mare; ricca di mille colori, brillanti nelle perle d’acqua della risacca … divertita, quando al tramonto si udivano i garriti dei gabbiani che volavano nel cielo.

Si sentiva bella, desiderabile, consapevole del suo fascino, legato a secoli e secoli di storia.

Già le avevano fatto la corte i Greci, poi i Romani, e via via tutti i sovrani di Napoli, dagli Angioini agli Svevi, ai Borbone…tutti avevano mostrato un debole per questa isola altera, fascinosa ma pudica, ritrosa ma sensuale … bella! di una bellezza quasi selvaggia.

E intanto il tempo passava, l’isola viveva la sua vita in stretto rapporto con il mare, suo innamorato da sempre, che si comportava come un amante capriccioso.

E’ vero, a volte la riempiva di regali: pesce fresco, guizzante nelle reti, crostacei, stoffe preziose, provenienti dagli angoli più remoti della terra, spezie, monili, profumi…

Altre volte, invece, secondo il suo capriccio, si divertiva a distruggere le imbarcazioni, lesinare i propri doni, o addirittura arrecare danni alle coste…

Con il tempo l’isola aveva imparato a sopportare questi soprusi, ad arginare i danni, fino ad una pacifica convivenza. E così il mare si era rassegnato.

Intanto, sulla terraferma, abbastanza più recentemente rispetto alla storia dell’isola, troviamo una ruota.

Ah, era una ruota complessa, che in sé racchiudeva l’idea di ulteriori ruote, alcune dentate, facenti parte di ingranaggi, altre invece forti, resistenti, come le ruote dei carri dei pionieri, che trasportavano intere famiglie verso la civilizzazione ed il progresso. Insomma, non si stava un attimo ferma questa ruota e alzava la voce, per far sentire a tutti quale fossero il suo spirito umanitario e la voglia di prestare servizio agli altri; lodevoli principi questi, tanto è vero che presto ebbe numerose persone che la seguivano.

Non era nata nel Mediterraneo, ma in America, a Chicago nel 1905. Piano piano aveva viaggiato per tutto il mondo, condividendo i propri ideali, con centinaia di realtà locali.

Correva l’anno 2021, quando l’isola e la ruota riuscirono ad incontrarsi.
La ruota aveva già sentito parlare dell’isola, che intanto diventava sempre più famosa. Addirittura, era stata nominata capitale della cultura e per questo si apprestava a mettersi in ghingheri per l’occasione, rispolverando tradizioni, usi, costumi, rendendosi più accogliente al pubblico…insomma, si preparava a mostrare il meglio di sé!

Per un attimo la ruota pensò: “Ma siamo troppo differenti!”

Non era però avvezza a lasciar perdere così facilmente…. E così, mettendosi in disparte, senza essere notata, iniziò ad osservare….

La ruota guardava da lontano l’isola e, più osservava, più si rendeva conto di condividere molto con quella capricciosella.

Il suo fine era quello di servire le comunità.

Ecco, seppe che anche l’isola, prima ancora della nascita del welfare state, aveva puntato sulla sinergia pubblico-privato, continuando a sostenere l’operato dell’Amministrazione locale con il supporto di Associazioni vicine alle istanze della realtà sociale isolana, oltre a perpetrarne il bagaglio di storia, cultura e tradizioni.

Che paroloni! Ma la ruota aveva al suo attivo una serie di professionisti, i più validi, che pensarono: Bene, allora! Vedete, seguiamo gli stessi intenti, forse ci potrebbe essere uno scambio con questa realtà isolana, forse potremmo arricchirci reciprocamente…

La ruota sorrideva…

… e pensava a come nel tempo il suo fine, il suo scopo si fosse sviluppato nel mondo, a partire da realtà piccole come questa, fino agli oltre 35.000 gruppi, che si facevano chiamare club, distribuiti in 200 paesi, al servizio dell’intera umanità, condividendo una serie quasi infinita di progetti.

La ruota si commuoveva nel ricordare il proprio obiettivo primario: promuovere la comprensione, la buona volontà e la pace nel mondo.  To Serve, servire, appunto, significa anche aiutare, mettersi a disposizione, attraverso numerosi progetti di servizio umanitario, detti service, che producono un beneficio duraturo.

In questo si sentiva molto simile alla comunità isolana, che da sempre aveva offerto ospitalità al forestiero e oggi accoglieva decine di migranti, offrendo loro un’opportunità di inserimento nel tessuto sociale…

L’isola non si era fermata a questo: pensando alla formazione e all’istruzione come motore di sviluppo per i suoi figli e l’intera società aveva poi accolto nel suo Palazzo della Cultura la proposta di alcune delle Università di terraferma pronte ad uno scambio con la sua comunità. Più la ruota osservava l’isola, più si diceva: “Caspita, quanti punti in comune!”

Ebbene sì: si stava proprio innamorando!

Ecco, quindi, che la ruota iniziò a sondare, a inviare delle proposte, caute, ma comunque esplicite, attraverso amici in comune.

Voleva far conoscere anche sull’isola i suoi progetti di servizio, che, a differenza della beneficenza, produce effetti duraturi: ‘ad una persona che ha fame non basta offrire il pane, ma insegnare a produrlo, e molto spesso finanziare il forno’.

Ecco quindi la naturale attrazione tra due realtà che in comune avevano l’entusiasmo del fare. L’isola contava già moltissimi cittadini impegnati a molteplici livelli, dal settore marittimo a quello commerciale, al turismo, alla cultura. In particolar modo diversi isolani lavoravano in terraferma, attuando una comunicazione costante tra il dentro ed il fuori, costituendo risorsa di scambio.

Molte di queste persone desideravano un maggiore impegno, attraverso una struttura riconosciuta. Per cui iniziò una lenta danza di corteggiamento, dove l’isola e la ruota impararono a conoscersi, a mettere da parte preclusioni e preconcetti reciproci….

Non ci volle molto, giusto qualche mese, che l’isola accolse la ruota come parte integrante della propria struttura sociale, tanto da accettare un attestato, una charta: una dichiarazione d’amore? Certamente!

Un amore reciproco che, date le premesse, è destinato a durare per anni e anni…

La favola dell’isola e della ruota
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